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02/07/2018
Energia - Prospettive ed opportunità del settore fotovoltaico
- Alessandro Visalli
 
A giugno 2018 il governo italiano dopo molti anni trascorsi a trasmettere segnali di freddezza è intervenuto nella trattativa per gli obiettivi al 2030 per la decarbonizzazione dell’economia europea con una posizione avanzata e sfidante: il 35% di energia prodotta da rinnovabili sui consumi finali. Questo colpo di scena ha determinato la decisione di assumere quale target vincolante per la UE il 32% del parametro.
Ciò significa che da qui al 2030 sarà necessario istallare almeno 4 GW all’anno di solo fotovoltaico. Questa decisione, che non tarderà a tradursi in norme di incentivazione (presumibilmente solo per piccoli impianti e casi particolari, come i tetti con amianto, i siti inquinati, quelli di cava o industriali dismessi) interviene proprio mentre il fotovoltaico cosiddetto utility scale in tutto il mondo ha raggiunto la piena competitività di mercato.
Tra i fattori principali il continuo calo del prezzo dei pannelli, unito al continuo incremento della loro efficienza (e quindi diminuzione dello spazio necessario con relativi costi). Oggi il prezzo dei pannelli oscilla da 0,27 a 0,32 $/W, cosa che con acquisti a scala industriale e ottimizzazioni impiantistiche adeguate porta le istallazioni finite, per impianti utility scale a terra su suolo agricolo, nei casi migliori dalle parti dei 0,3-0,35 €/W.
Non è difficile concludere che in caso di ottime connessioni (entro un parametro di distanza dal campo che si può stimare in qualche centinaio di metri a MW) e di impianti superiori ai 5 MW, la redditività senza incentivi di alcun genere sia tornata su valori comparabili a qualche anno fa (Tir tra il 14 ed il 20 %).
In questo contesto alcuni rilevantissimi operatori internazionali, ed alcuni campioni nazionali, si stanno muovendo con decisione per riattivare una filiera di progettazione, acquisizione e realizzazione di grandi impianti a terra in grid parity, superando le ultime remore (più che altro motivate dalla potenziale incertezza di prezzo futuro). Se è infatti vero che l’attuale PUN a 55 €/MWh potrebbe scivolare verso il basso con riferimento al prezzo orario delle fasce di maggiore concentrazione di produzione fotovoltaica è anche vero che sono appena dietro l’angolo sistemi di accumulo a scala industriale in grado di spostare la produzione nelle fasce ad alto prezzo, ed altre innovazioni regolatorie (come ‘centrali virtuali’, servizi di rete, e contratti di lungo periodo) che potrebbero consentire di accedere al ricchissimo mercato dell’autoconsumo.
In definitiva:
  • Chi dispone di un’autorizzazione per realizzare un impianto fotovoltaico che rientra in questi parametri, anche se potenzialmente scaduta perché non realizzato, potrebbe cogliere l’opportunità di verificare se con una manutenzione spinta della stessa (revamping progetto, rinnovo connessione, reiterazione di qualche parere), con il consenso dell’ente autorizzante, questa si possa confermare ed avviarla a realizzazione. O cedendola ad uno dei grandi player attivi nel settore o verificando con qualche Epc di scala internazionale (necessario per accedere alle condizioni di acquisto, dato che la catena logistica non è ancora pienamente riattivata) la possibilità di realizzarlo per sé.
  • Chi ritiene di disporre di un terreno eleggibile (vicino ad una cabina primaria Enel, o ad una linea alla quale ci si possa allacciare in “entra-esci”; lontano da abitati rilevanti; pianeggiante o moderatamente e uniformemente pendente e ben orientato; incolto o a bassa produttività; non soggetto a vincoli; di dimensione adeguata per un impianto di almeno 5 MW, ovvero superiore a 8 ha) potrebbe valutare con uno dei player di cui sopra l’opportunità di avviare un procedimento di autorizzazione.
  • Chi è proprietario di impianti con incentivi revocati, non performanti, incompleti o per qualche ragione inattivi, potrebbe valutare una completa ristrutturazione per reimpostarlo in parity.

L’occasione merita di essere colta.
 
             
         
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